NOMINE - MAXXI MELONI : Quando la pezza e’ peggiore del buco

Tempo di lettura: 2 minuti

Non entro nel merito della concezione che la Meloni ha della donna, perché da ciò che leggo oggi e da quello che vedo da anni e’ sicuramente diversa dalla mia.

In ogni caso, so che esistono degli odontotecnici bravissimi, anzi geniali, dei dentisti altrettanto bravi con mani formidabili e che amano anche l’arte e ne hanno fatto una ragione di vita.

Mi vengono alla mente a tal proposito Ida Benucci e il marito ex chirurgo Gargari. Collezionista, gallerista e oggi uomo d’affari.

Una conoscenza delle opere d’arte superiore a molti critici e professori universitari.

Essendo però un privato che gestisce da decenni la preziosa Galleria Benucci in via del Babuino a Roma, quella di fianco al caffè Tadolini gestito dalla figlia di lei - altro museo a cielo aperto pieno zeppo delle opere in gesso del Canova, probabilmente la più grande collezione al mondo per numero di gessi e statue, quel famoso Caffè’ Tadolini che alla presenza di Matteo Salvini fece la manifestazione Tavolini verdi per protestare contro la chiusura a Roma degli spazi di plateatico esterni per bar e ristoranti del centro - forse non sarebbe stato potuto pensare di nominare il chirurgo Gargari -Benucci al Maxxi, perché sarebbe bastato il nome per ipotizzare immediatamente un conflitto di interessi rispetto al suo essere anche mercante d’arte e scopritore d’artisti.

Ma almeno, dopo decenni che Gargari non esercita più la professione medica, non opera più e lo si vede sempre col furgone da trasporto, intento a spostare quadri, allestire mostre, ci sarebbe stata una logica comprensibile al popolo.

Qual è la ratio che porta a nominare Raffaella Docimo al Maxxi al posto di Alessandro Giuli, che non era un esperto d’arte in senso stretto, a parte la fortissima amicizia con Vittorio Sgarbi, ma in quanto giornalista poteva forse rientrare nel novero degli uomini di cultura?

Forse perché a ben vederle contro luce le lastre dei pazienti, magari lavorate con un po’ di fantasia possono trasformarsi in opere d’arte?

Bisognerebbe che qualche artista spiritoso cogliesse al volo la palla al balzo così da autoproporsi per una mostra…

O forse perché i quadri antichi hanno bisogno di lastre quando si vuol comprenderne l’epoca esatta?

E magari la Docimo può suggerire qualche collega o velocizzare le pratiche data la lentezza della sanità in Italia?

Abbiamo perso la bussola.

Completamente.

Amici e parenti a parte, una cosa oggi e’ certa e difficilmente smentibile.

Abbiamo superato Dario Fo: “una risata li seppellirà!”. Chiamino la protezione civile per scavare e togliere le macerie per vedere se sotto a quei massi, qualche cervello e’ rimasto ancora vivo e vegeto.

Monica Macchioni

- SprayNews - Monica Macchioni

SANGIULIANO, VITTIMA DI SE STESSO

Tempo di lettura: 2 minuti


Controproducente la sua intervista al tg1
Il governo ha cercato di difenderlo davvero, o ne ha voluto fare un capro espiatorio?

Francamente la gestione del caso Sangiuliano appare incomprensibile.

Vengo da una scuola che ama la dietrologia ma nonostante questo, in tutta questa vicenda non riesco proprio a vederci nulla, se non il desiderio legittimo di una giovane donna magari un po’ spregiudicata ma intelligente di far carriera, e il cedimento altrettanto legittimo di un uomo di successo verso una donna giovane e avvenente.

Dove sta il reato?

Non c’è’.

Per quale ragione fare un esposto alla Procura della Repubblica?

Non si comprende il senso.

Come si fa a trasformare l’amata nel giro di poche settimane in un nemico pubblico da abbattere?

I dubbi sono tanti. Anche a voler usare la lente di ingrandimento non si ravvedono reati.

Solo tanta incompetenza e leggerezza nella gestione di una situazione che per questo è scappata di mano e ha portato danno a un intero governo.

Ad esempio: che senso ha avuto raccontare in mondo visione - dopo settimane di smentite - che c’era un rapporto personale, privato e sentimentale, tra il ministro e la consulente?

Che senso ha avuto procurare al ministro Sangiuliano una gogna mediatica unica per modalità e contenuti, coinvolgendo addirittura la moglie, i collaboratori, l’intero governo su di una vicenda che ha più il sapore di un film con la Fenech degli Anni Settanta che non di una intervista politica seria ad un ministro?

Credo che il direttore Chiocci abbia fatto non solo uno scoop ma abbia creato un pericoloso precedente.

Mai nella storia della politica e delle istituzioni italiane si era verificata una confessione in mondovisione al tg1 sforando addirittura lo spazio del tg stesso.

Cui prodest?

Si sarebbe dovuta fare una scelta a monte.

O difendere il ministro a prescindere, senza se e senza ma, come è avvenuto per il ministro Daniela Santanche’ - che infatti e’ andata a raccontare la sua verità, vera o meno che fosse, davanti al Parlamento, in attesa che la magistratura faccia il suo corso, oppure non difenderlo e pretenderne subito le dimissioni, immediatamente e senza facoltà’ di intervista.

Che senso ha avuto trasformare Gennaro Sangiuliano in un capro espiatorio, andando a costruire artatamente una scena plastica dove i protagonisti si trasformano nel Chiocci - Torquemada, inquisitore ieratico, austero e giudicante e Sangiuliano-penitente che confessa agli italiani e al mondo intero il proprio peccato.

Secondo la Meloni e il governo, quale figura avrebbe dovuto dare l’assoluzione?

Scire nefas.

Monica Macchioni

- SprayNews - Monica Macchioni

SANGIULIANO, UNA SMENTITA E' UNA NOTIZIA DATA DUE VOLTE.

Tempo di lettura: 3 minuti

Sangiuliano, ci sono portavoce e uffici stampa
L’inesorabile autogol del ministro che fu anche giornalista e direttore di testata Rai

Di Monica Macchioni

Una smentita e’ una notizia data due volte.
Lo sapeva benissimo Paolo Bonaiuti, il Portavoce per antonomasia, il megafono e la sordina di Silvio Berlusconi, l’ombra fedele e talvolta il suo parafulmine.

Sarà che il tempo passa e invecchiamo tutti con più o meno nostalgia per il passato.

Ma quegli anni sono stati caratterizzati, croce e delizia del mondo giornalistico, dalla divisione tra fazioni pro e contro Berlusconi.

Nonostante ciò il livello era decisamente molto più alto, e lontano anni luce sul piano tecnico da quello che stiamo vedendo in questi giorni.

Paolo Bonaiuti non si limitava a dirigere il Mattinale ma scriveva, parlava, interloquiva, faceva politica e studiava la strategia della comunicazione; poi ne inventava quotidianamente emendamenti e aggiustamenti.

Un vero genio del pattinaggio intellettuale, uomo di mondo e vero stratega.

Tutte abilità orientate a salvaguardare l’immagine di Silvio Berlusconi, persona dalla comunicazione vulcanica che voleva far arrivare il proprio messaggio attraverso il tubo catodico.

Paolo e’ stato un esempio e una guida di come si affrontano i problemi - tutti - senza nascondere la testa sotto la sabbia o, peggio ancora, negando l’evidenza.

Ma non era il solo.

Nel panorama politico si sono susseguiti storici portavoce di politici di razza che hanno addirittura avuto un’autonomia e un protagonismo così marcati, rispetto al loro leader di riferimento, che sono stati invitati in trasmissioni di approfondimento politico di primissimo piano come Porta a Porta di Bruno Vespa.

Tra questi come non citare Claudio Velardi, Fabrizio Rondolino oppure Roberto Rao, portavoce di Pierferdinando Casini, e il compianto Alfredo Tarullo, storico portavoce di Gianfranco Rotondi; ma anche Stefano Sedazzari per Anna Finocchiaro, Tiziana Passerotto per Roberto Cota, Giovannetti portavoce di Piero Fassino quando era segretario nazionale del PD oppure Eli Benedetti portavoce di Renato Schifani.

Per non parlare di giornalisti di rango, come Manuela Palermi la portavoce di Oliviero Diliberto, divenuta successivamente la direttrice de La Rinascita della sinistra; personaggi che in questo caso possono vantare, nel loro cursus honorum, un ruolo cruciale anche in questioni di politica internazionale come il caso Ocalan e quello di Silvia Baraldini.

Il portavoce non va confuso con l’ufficio stampa, anche se talvolta i due ruoli possono fondersi nella stessa persona; ma mai il semplice e rispettabilissimo ufficio stampa può’ essere considerato portavoce se non lo è veramente per predisposizione, formazione, talento, capacità.

Sono mestieri che non si inventano, che si acquisiscono dopo una dura gavetta anche politica, per la quale una volta esistevano pure le scuole di partito.

Venendo alla cronaca, dunque, dove si deve andare a scavare per trovare la genesi che scatena casi alla Sangiuliano?

Dove sta il vulnus?

Innanzitutto nell’errato convincimento che chiunque possa comunicare e fare politica a prescindere, dal tutto e da tutti, e poi nell’avvento e nella accettazione della disintermediazione.

Pensare di poter comunicare direttamente senza filtri toglie spazio all’approfondimento, ingigantisce il margine di errore, amplifica il rischio di cadere in repliche irrazionali, talora in autogol. Tutti errori riassunti nell’intervista di questa mattina, mercoledì 04 settembre, del ministro Sangiuliano alla Stampa.

Nel parlare della nota vicenda che lo riguarda, non solo ammette ciò’ che ha negato per oltre due settimane, ma addirittura getta ombre sui colleghi di governo e sul Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e sulla loro onorabilità; dunque innesca reazioni a catena che possono mettere a repentaglio un ruolo strategico come quello del ministro e minare la credibilità di un governo.

Tragica la smentita del giorno dopo che diventa una notizia data due volte e quindi una pezza peggiore del buco.

Monica Macchioni

- SprayNews - Monica Macchioni

SANGIULIANO, IN DIFESA DI MARIA ROSARIA BOCCIA

Tempo di lettura: 3 minuti

In Italia, come del resto anche in Europa, si sa che i ministri passano e i burocrati rimangono.

E questo strapotere della burocrazia, se non viene gestito, arginato, mitigato dalla personalità e dalla autorevolezza del politico e amministratore che in quel momento ricopre il ruolo apicale e dunque decisionale, corre il rischio di provocare cortocircuiti spiacevoli, talora boomerang di immagine, ma più spesso anche danni sostanziali.

A tal proposito e’ interessante leggere il libro di un plurinominato decennale capo di gabinetto “Io sono il potere” per rendersi conto di dove arrivino questo strapotere e questa distorsione per la quale chi dovrebbe applicare le direttive della politica finisce alla fine per imporre la propria Weltanschauung.

E quindi mi chiedo: quale sarebbe il reato di Sangiuliano per il quale oggi PD e Italia Viva si affrettano a chiedere le dimissioni ?

Quali norme avrebbe violato, tali da meritare di perdere il ruolo ?

Non sarà piuttosto solo una cattiva gestione politica e mediatica del caso?

Innanzitutto come e’ possibile negare il ruolo della dottoressa Maria Rosaria Boccia che viene ritratta alla presenza consapevole del ministro in foto ufficiali - vedi la consegna delle chiavi della città di Pompei - a conferenze stampa alla Camera dei Deputati - dove non entri se non sei accreditato con nome e cognome da un deputato o dal ministro - a convegni dove spicca in prima fila proprio alla destra del ministro - posto che lo sa chiunque abbia frequentato o frequenti i palazzi da anni e’ riservato solo e sempre alla persona di fiducia - portavoce, capo di gabinetto, capo di segreteria, consigliere, amico o amica fidata?

Ricordo che nel 2008 una ministra per mesi viaggiava ovunque scortata dalla sua amica e consigliera del cuore che proveniva dal mondo dello spettacolo e non aveva mai avuto alcuna esperienza istituzionale.

Nessuno si scandalizzò per questo.

Non uscì mezzo rigo sui giornali.

Anche perché : ma che doveva uscire?

Era forse una notizia?

Probabilmente erano anche altri tempi dove i politici avevano ancora il coraggio delle proprie azioni e non le subordinavano agli presunti umori dei social o al chiacchiericcio di corridoio.

C’è’ un errore di fondo nella vicenda che riguarda Sangiuliano e la dottoressa Maria Rosaria Boccia.

Ed e’ un errore fatto probabilmente per mancanza di esperienza e di coraggio.

E forse per subalternità culturale rispetto alla burocrazia.

Si sa che i decreti così come le nomine anche senza compenso necessitano di settimane, a volte di mesi di iter burocratico per poter vedere la luce.

Chi ha lavorato nei ministeri come portavoce sa che difficilmente la nomina arriva prima dei 3-4 mesi e questo se il decreto non viene sbagliato.

Ci sono casi di contratti rifatti almeno 3 volte e poi sbagliati di nuovo - errori casuali, voluti?

Non sapremo mai - e di portavoce rimasti a lavorare per 9-10 mesi senza percepire remunerazione, e senza formalmente avere ruolo, ma godendo della piena fiducia del ministro in carica, in attesa che si sistemassero le carte.

Per la mia esperienza, non ritengo credibile che ci sia stata fuga di informazioni.

Ritengo plausibile invece che ci siano stati dei normali ritardi su un percorso di nomina della Dottoressa Boccia relativamente ai grandi eventi del g7 della cultura e poi magari dei ripensamenti - non so per quale ragione, se esogena o endogena, da riferirsi alla schiera politica e/o personale del ministro Sangiuliano oppure a invidie o cordate politiche/personali interne al ministero.

Ma montare un caso di sicurezza nazionale su una vicenda di per se’ banalissima mi sembra un eccesso di zelo che non giova alla politica, ai suoi tempi e ai suoi riti.

Sono sicura che Amedeo Laboccetta, politico di razza, napoletano doc, primo mentore e scopritore del Sangiuliano adolescente ammiratore di Almirante sarà d’accordo con me.

Monica Macchioni

- SprayNews - Monica Macchioni