NON SIAMO PRONTI

26 Maggio 2024
- Di
Monica Macchioni
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Il politico di professione e il politico come professione Degenerazioni di amichettismo e parentismo in politica finiscono col generare mostri - SprayNews - Monica Macchioni
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Tempo di lettura: 4 minuti

L’Italia dovrebbe tornare al finanziamento pubblico ai partiti, ad una legge elettorale basata sul sistema proporzionale e sulle preferenze

Il finanziamento pubblico ai partiti così come la rappresentanza e quindi la legge elettorale sono da troppi anni due temi inevasi del dibattito che inerisce la politica e la gestione del potere, ed hanno pesanti ricadute sulla agibilità democratica ed il buon funzionamento del nostro Paese.

La vicenda Toti scoperchia definitivamente il vaso di Pandora per la tempistica e la violenza con cui è’ deflagrata e ci fa riflettere a fondo sulle tentazioni dell’uso politico della giustizia e anche sulla divisione dei poteri che dovrebbe stare alla base del nostro ordinamento e a garanzia della nostra Costituzione.

I soldi li hanno presi tutti - destra, centro e sinistra - ma scusate e perché non avrebbero dovuto, visto che è stato abrogato il finanziamento pubblico ai partiti e visto che cercare finanziamenti per la propria attività politica dovrebbe essere diventato lecito, altrimenti come si sostengono oggi le organizzazioni che stanno alla base della nostra democrazia e attraverso le quali è’ possibile candidarsi o votare un candidato cioè esercitare il diritto di voto?

O dobbiamo pensare che ci sia qualcuno che vuole uccidere anche l’ agibilità democratica? Cosa c’è’ dietro alla violenza di questi attacchi ?

Il desiderio di destabilizzare il sistema tout court o la voglia di uno schieramento ormai privo di idee e di identità di arrivare al governo della regione attraverso i tribunali e la stampa e non attraverso le urne ?

Per la Liguria guarda caso gia’ si sta scaldando in panchina l’ex ministro della Giustizia Orlando, pronto a sostituire Toti sull’onda emotiva della trasparenza e della anti corruzione che questo arresto ha provocato.

Ma chi l’ha detto che Toti sia colpevole?

E se anche lo fosse, dovrebbe pagare a titolo individuale e non arrecare nocumento ai partiti della coalizione che oggi sostengono il governo, imbarazzo al ministro delle infrastrutture Salvini e quindi alla Lega e indirettamente fastidio anche a Forza Italia che non è più il suo partito da tempo, ma nell’immaginario collettivo ce la ricordiamo ancora tutti l’immagine del Toti-barelliere tutto vestito di bianco a fianco di un Silvio Berlusconi sorridente.

Toti e’ innocente fino a prova a contraria, cioè fino a quando tre gradi di giudizio non avranno stabilito la sua colpevolezza, ma nel frattempo Toti è’ già stato condannato dai giornali della sinistra per corruzione e voto di scambio, e questi articoli gratis valgono più di mille passaggi di spot tv durante la campagna elettorale.

Che senso ha tutto ciò ?

L’Italia è’ ancora il Paese della doppia morale, del doppio forno, della doppia faccia, della domenica mattina a messa in chiesa con la moglie e la domenica pomeriggio sopra al letto con l’amante ?

Tocca pensare di sì, se nessuno ha il coraggio, anziché di fingersi scandalizzato semplicemente per il fatto che non è’ ancora stato beccato col sorcio in bocca, di denunciare che il re è’ nudo, che tocca tornare al finanziamento pubblico ai partiti magari stabilendo regole più lineari che favoriscano tutti alla stessa maniera e non penalizzino i partiti di opposizione o i partiti che si affacciano per la prima volta alla competizione elettorale come di fatto sta già avvenendo con la spada di Damocle della raccolta delle firme che agevola chi già ha rappresentanti in parlamento e penalizza qualcun altro che ancora non ne ha.

Così si combatterebbero le tentazioni sia di raccogliere soldi a sproposito sia da parte della magistratura di sanzionare preventivamente e indebitamente magari a uso politico legittime raccolte di fondi a partiti o fondazioni vicine al partiti e di farlo in maniera del tutto arbitraria.

Se si ripristina il finanziamento pubblico, e’ necessario stringere le maglie su quello privato e farlo attraverso meccanismi di stato e non col rapporto diretto tra chi versa e fa l’imprenditore e chi riceve e governa. Stessa ipocrisia andrebbe risolta per quanto attiene il meccanismo delle preferenze e della legge elettorale.

Tutti mormorano che esiste un tariffario per essere candidati e venire eletti, ma tutti lo negano.

Ora, siccome sparsi per l’Italia esistono diversi e numerosi liberi professionisti e imprenditori che chiacchierano e dicono frasi del tipo “no, mi hanno chiesto X e non ci arrivavo e quindi ho lasciato perdere e non mi sono candidato”, oppure “mi hanno promesso un collegio non sicuro a fronte di X soldi versati, ma ho fatto due conti e se cade il governo prima dei 5 anni neanche recupero quello che avrei dovuto dare”, ora tutto questo non ha nulla a che vedere con quella idea o quell’alibi di trasparenza in ragione del quale è’ stata adottata una legge elettorale liberticida che toglie potere di scelta all’elettore e da’ potere alle segreterie e ai notabili dei partiti.

Non a caso questa legge fu fortemente voluta da Denis VERDINI.

Se si vuole davvero andare verso una Italia libera dai condizionamenti e fiera della propria classe dirigente non ricattabile, sarebbe pertanto il caso di tornare al sistema proporzionale e alle preferenze con i parlamentari impegnati nei loro collegi a ricevere le persone e a provare a migliorare i territori che li hanno eletti e non a fare da lobbisti mascherati per qualche azienda.

Quando si sottopongono queste riflessioni alla politica, molti rispondono che il popolo non capirebbe un ritorno al passato.

Ecco io credo invece che se il popolo - quello in carne ed ossa - venisse consultato veramente, tornerebbe volentieri alla prima repubblica, ai politici di professione e di rango, e alla politica che aveva davvero potere di decidere sopra a tutto e anche sopra all’economia e pure in politica estera e non era prona come oggi a certi poteri o impegnata come gli impiegati a schiacciare un pulsante e a non dichiarare per paura del leader.

Non a caso oggi vota poco più del 50 per cento degli aventi diritto e questo la dice lunga sulle distorsioni che l’ipocrisia ha portato al sistema.

di Monica Macchioni

- SprayNews - Monica Macchioni

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